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Intelligenza Artificiale e Civiltà

Avete mai notato quanto velocemente il nostro mondo è cambiato con la tecnologia? Un giorno eravamo lì a parlarci con i Nokia, il giorno dopo tutti a postare su Instagram e compagnia. E il prossimo grande cambiamento potrebbe essere proprio l’IA, o Intelligenza Artificiale.

La domanda è: dovremmo essere felici che l’IA sta entrando nella nostra vita, o guardarla con sospetto dall’altra parte della stanza?

L’IA è sicuramente l’aiutante ideale quando si tratta di chattare e condividere cose interessanti. Può trattenere una montagna di informazioni e trovare quella che ci serve in pochi istanti. L’IA generativa adesso può addirittura leggere e digerire per noi. È per questo che nel libro The Amazing Journey of Reason, scritto dal co-fondatore di MrCall Mario, troviamo l’idea che la società umana si sta trasformando sempre più in una rete di cervelli conessi da sinapsi digitali. Noi come specie nella sua totalità stiamo diventando più intelligenti perché stiamo migliorando nel salvare traccia di ciò che sappiamo e condividerlo, esattamente come i neuroni fanno nel nostro cervello, e le proteine nelle nostre cellule.

Ma c’è un problema – l’IA non capisce intimamente l’essere umano. Non capisce per esempio le nostre battute, i nostri sogni, o perché tanta gente ama i video dei gattini (questo neanche noi lo capiamo…). Ecco perché dobbiamo trattare l’IA come un progetto di squadra: coinvolgere i pensatori, gli artisti e le persone emotive – non solo i tecnici – per assicurarsi che l’IA non diventi un guastafeste. Altrimenti, l’IA potrebbe diventare come una malattia autoimmune, che, per errore, attacca l’entità che l’ha prodotta e che era stata progettata per proteggere. Questa metafora serve come promemoria per allineare le capacità dell’IA con il benessere dell’umanità piuttosto che con il suo potenziale danno.

Diciamo che  l’IA dovrebbe essere come il nostro braccio destro, non il contrario. Non dovrebbero essere gli umani ad “allenare” gli algoritmi con “mi piace” e “non mi piace” per insegnar loro quale immagine vende di più (tanto sono i gattini alla fine).

Altrimenti rischieremo di finire a chattare con bot invece di altri umani. L’IA è come qualsiasi altro potente strumento potente – da maneggiare con cura.

Quindi, qual è la situazione? Sta davvero a noi decidere – l’IA è come un fiume. Incanalati correttamente, i fiumi hanno nutrito civiltà, potenziato comunità e creato percorsi verso conoscenze inesplorate. Ma se lasciati senza controllo, i fiumi possono inondare e danneggiare irrimediabilmente la stessa città che hanno reso grande.

Dovrebbero essere le nostre mani, e non solo in quelle invisibili del mercato, a guidare lo sviluppo di tecnologie così potenti. L’energia nucleare ha portato benessere dove è stata ben usata, ma disastri dove è stata usata male. E ricchezza mancata dove non è stata rigettata….

Dai Fuochi Preistorici all’Intelligenza Artificiale Generativa

Da quando i nostri antenati hanno scoperto il fuoco, alle odierne centrali elettriche solari e nucleari, abbiamo assistito a rivoluzioni energetiche che hanno fornito il carburante per il progresso umano. Ma ci sono state anche rivoluzioni informatiche – dal linguaggio alla scrittura, dalla stampa fino alle telefonate e, ovviamente!, internet.

Adesso eccoci qua, nel bel mezzo dell’era del web, travolti come da un fiume in piena. La nostra vita quotidiana, la nostra specie, la nostra società, tutto è cambiato. Sono passati neanche due decenni, e siam passati da non sapere se in Brasile fosse estate o inverno ad essere informati sul fatto che in Nuova Zelanda la temperatura si è alzata. Alla fine sentiamo tutto più vicino, come se fosse accanto a noi. Il mondo è diventato piccolo, e forse un po’ migliore, nonostante tutto. Sì, con alti e bassi…

C’è di più. L’analfabetismo sta diventando storia vecchia, e con esso la crescita demografica sta rallentando. Le donne studiano, lavorano, e il mondo, passo dopo passo, sembra avviarsi verso un futuro un po’ più sostenibile.

Ma c’è qualcosa che sta crescendo, e diventando sempre peggiore: la burocrazia digitale. Sì, quella selva oscura di regole, numeri, documenti, e interfacce che sembrano uscite da un incubo kafkiano. Chi non ha maledetto il sito del comune mentre cercava di pagare una multa, vero? Peggio della multa stessa!

Il regno dell’assurdo: noi, i sapiens, con due milioni di anni di evoluzione linguistica alle spalle, dopo aver scritto l’odissea, ci ritroviamo ora a schiacciare bottoni su schermi lucidi come scimmie nevrotiche allo zoo. Ma, crediamo, le cose stanno per cambiare: grazie all’Intelligenza Artificiale Generativa.

Pensavate che l”Intelligenza Artificiale Generativa servirà solo a farci ridere e piangere con contenuti online? Anche. Ma la vera magia sta nel suo potere di cambiare il nostro modo di interagire con il mondo digitale. Immaginate di poter parlare con un database come se fosse un vecchio amico. “Dammi gli indirizzi dei clienti?” Fatto. E in un batter d’occhio, senza bisogno di conoscere il linguaggio SQL.

Un agente con Intelligenza Artificiale Generativa potrebbe addirittura navigare quel bruttissimo sito del comune per voi. Non importa quanto sia complicato: lui non si arrende davanti a una brutta interfaccia (la multa la pagate voi però).

E ora, la domanda da un milione di dollari (anzi, miliardo): quanto vale questa tecnologia? Guardate OpenAI: da zero a 90 miliardi in pochissimo tempo. E Nvidia, con i suoi microchip che fanno girare questi software, si sta avvicinando a una capitalizzazione di quasi mille miliardi.

Una bolla? Forse. Ma più probabilmente no. Se pensiamo agli astronomici aumenti delle capitalizzazioni degli anni passati, chi può dire dove arriveremo in un futuro non lontano? OpenAI, Nvidia, o qualche nuovo attore ancora sconosciuto o inesistente – qualcuno scalerà queste vette. E noi saremo qui, forse più nevrotici, forse meno, ma sicuramente più connessi al nostro mondo digitale.